Tra le colline delle province di Agrigento e Caltanissetta, caratterizzate dal clima mite, sin dall'inizio degli Anni 70 la produzione dell'uva Italia cominciava a diventare vero business. A Canicattì e nel territorio circostante ci si rese presto conto che solo con un progetto imprenditoriale di ampio respiro sarebbe stato possibile lanciare verso mercati internazionali un prodotto di eccezionale qualità come l'uva da tavola denominata "Italia".
Oggi l'uva Italia di Canicattì, unica per gusto, dal frutto dolce di medie-grosse dimensioni, dal colore giallo-oro e dalla polpa carnosa e croccante, occupa con prepotenza le tavole di tutti i Paesi dell'unione europea, ed è una delle fonti primarie di reddito di una città produttiva e ricca di risorse.
Per i siciliani l'uva Italia è anche un simbolo dell'Europa unita. Quando i produttori di Canicattì avviavano i primi contatti con gli operatori commerciali del centro e del nord Europa, Maastricht era ancora lontana. Risultava però ben affermato il rapporto tra i consumatori degli stessi Paesi euoropei e il frutto tipico dell'Agrigentino.
Oggi l'uva Italia, risorsa naturale, è un importante veicolo promozionale per la città ed il territorio che sta facendo affermare Canicattì anche per la produzione di vino bianco raffinato e di qualità.
E' il sole, che si specchia sui terreni calcarei, a garantire alla vite un'ottima maturazione. E' grazie alla sua unicità che l'uva Italia è stata la prima in tutta Europa ad avere avuto riconosciuta l'Indicazione geografica protetta (Igp). Marchio di qualità che viene attribuito a quei prodotti agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica, dipende dall'origine geografica, e la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione avviene in un'area geografica determinata. Chi produce Igp deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nei disciplinari di produzione e il rispetto di tali regole è garantito da un organismo di controllo.
A diffondere la coltivazione dell'uva da tavola tra i popoli mediterranei furono i fenici nel primo millennio a.C. Ad espanderla ulteriormente e a farne frutto simbolo di sfarzo furono i romani, incuranti però delle diverse varietà. Per loro uva da mosto o uva da tavola era quasi la stessa cosa.
Il nome della città ha origini arabe, ma le prime certezze storiche sono databili nel periodo normanno, sebbene nei siti archeologici, vi è traccia della presenza e del ritrovamento di reperti risalenti ai Greci e ai Romani.
Nel periodo medievale Canicattì era ancora un casale. Intorno al 1500, Andrea de Crescenzio da Girgenti si assunse la responsabilità di ampliare i confini e popolare la zona. Intorno al 1600 seguì un periodo di splendore edilizio e poi, intorno al 1800, la partecipazione con diversi uomini all'impresa garibaldina. Nel frattempo si sviluppava l'agricoltura, fino alla produzione dell'uva Italia, che ha portato la città a livelli economici internazionali e ha spinto la locale imprenditoria a puntare tutto su questo comparto.
A Canicattì vi è una discreta disponibilità di beni storici e monumentali. Ai numerosi edifici sacri si aggiungono il Castello Bonanno, il Teatro Sociale, la villa Comunale e la torre dell'Orologio, luoghi meritevoli di uno sguardo attento. La chiesa più importante è quella dedicata a San Pancrazio, che custodisce diverse opere d'arte, a cominciare dalla statua di marmo che rappresenta l'Ecce Homo e dalla raffigurante Sacra Famiglia. Tra i beni monumentali e opere d'arte, non dimenticate di volgere lo sguardo sulla vasta campagna che circonda la città e ricordare che è quella la ricchezza più importante.
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